giovedì 25 maggio 2017

Non dimenticarmi



Invito ad un impegno


Sospesi nel nulla, Flavio Lappo, disegno a matita, 2015

Ci sono persone che lasciandoti ti invitano ad un impegno costante e duraturo dicendo:
 - Non dimenticarmi -
E noi: - Vorrei prendere in autonomia questa importante decisione –
Non è solo la nostra semplice affermazione ma una presa di posizione, vale a dire la risposta che dovremmo dare al nostro “programmatore di futuro”. D'accordo che è gratificante sapere che qualcuno ti pensa, ma se vuoi che non ti dimentichi stai qui così non dovrò fare tanta inutile fatica. Ci sono persone che lasciandoti, magari in quel momento devono fare altro, come un viaggio di lavoro, non sanno bene quando torneranno, ma vogliono tenerti alla catena per mantenere il controllo su di te. Non si sognano nemmeno per un istante di proporti di andare anche tu dove stanno andando perché sono così altruisti da non volerti stravolgere la vita... Purtroppo spesso non facciamo caso al vero significato delle parole e cadiamo in gabbie romantiche dove l'altro ha la chiave e noi siamo la serratura, l'altro in questi casi non è detto che sia quasi sempre un uomo: anche la donna sa bene darsi da fare. Se pensassimo attentamente ad una simile proposta per il nostro futuro, comprenderemmo come sia identica a quella fatta a Penelope che attese pazientemente Ulisse. Un Ulisse, il nostro, che non sappiamo se poi ritornerà alla sua capanna vincitore. Per non cadere in queste trappole è bene organizzare il nostro futuro lontano dal tempo di una costante e imprevedibile attesa. E se è vero che l'amore contempla l'attesa come momento che precede l'unione, è anche reale fuggire se attendere diventa una modalità esclusiva della relazione.

Maria Giovanna Farina   ©Riproduzione riservata

domenica 14 maggio 2017

Anima rubata o persa?


Una riflessione ironica per prendere le distanze da certe brutte avventure...

Flavio Lappo, Anima imprigionata, acrilico su tela, 2012


Mi hai rubato l'anima” è un'affermazione che a prima vista fa bene, la considerazione di sé vola al massimo dell'altitudine consentita. “Caspita, gli ho rubato l'anima, sono una persona fuori dal comune e molto fortunata!” Poi capisci quanto sia impegnativa una simile sottrazione di sostanza volatile; sì, perché l'anima vola, non è stabile e necessita di cura, nutrimento, attenzione... tutto ciò che è utile per vivere nel modo migliore. E noi abbiamo voglia di un simile e oneroso impegno? Siamo pronti per dedicarci alla nuova missione? L'altro ci ha trasformato in ladri e, seppur per amore, siamo diventati dei fuori legge e forse per questo temiamo qualche ritorsione. Così ci predisponiamo alla nostra missione di moderne divinità dell'Olimpo e sull'altare dell'amore nutriamo in eterno l'anima rubata. Ma c'è il caso in cui l'altro ci racconta che ha perso l'anima, che le tante delusioni di questa vita matrigna l'hanno condotto ad una disperata ricerca di qualcuno da amare per essere riamato. Per non soffrire più, per trovare rifugio e dare rifugio. Insomma ti fa una testa così piena di lamenti uniti a buoni propositi seppur un po' troppo vittimistici: forse dovremmo fuggire per non trasformarci in una custodia per anime perse. Perché se cedi alla prima dichiarazione poi le altre le attirerai come lo zucchero sa agganciare le vespe. Insomma, diventerai una crocerossina o un barelliere per anime perdute o presunte tali.

Maria Giovanna Farina   ©Riproduzione riservata